domenica 13 maggio 2012

La cooperazione integrale


La cooperazione integrale

In Spagna stanno nascendo nuove forme di associazione nelle quali varie persone si organizzano sottoforma di cooperative autogestite per risolvere quei problemi che lo Stato ed il Capitalismo non vogliono, o sono incapaci a risolvere, come ad esempio, la casa e il lavoro. Una cooperativa integrale può essere definita come una associazione di persone (produttori autonomi, consumatori, gruppi di consumo, interi eco-villaggi etc.) in cui gli associati si integrano sotto unico soggetto giuridico. Questo permette che vi siano relazioni sociali ed economiche tra di loro senza dover passare per lo Stato o per il Capitalismo.
Purtroppo tutti i modelli politici adottati fino ad ora si sono rivelati modelli di schiavismo con catene più o meno dorate. Il comunismo sovietico, il capitalismo americano e la società “democratica” europea non sono altro che forme oligarchiche di concentrazione di potere che si basano sulla schiavizzazione dei popoli.
La cooperativa integrale Catalana è un modello di sviluppo che si ispira alle collettivizzazioni operaie del 1936 in Spagna e ai Falansteri del socialismo utopistico di autori come Charles Fourier. Questo modello di sviluppo venne eliminato dal fascismo e successivamente è stato “dimenticato” dal capitalismo moderno. Si tratta di colonie industriali nelle quali si raggruppano in un unico posto il lavoro, la casa, i servizi e le risorse. Quello che stanno facendo in Spagna è recuperare vecchie aree industriali in disuso per trasformarle in eco-villaggi associati alle varie eco-reti. Attraverso la ricolonizzazione, oltre alla rivalorizzazione di terreni abbandonati si stanno recuperando anche il patrimonio industriale e la memoria collettiva.
L’associazione in forma cooperativa permette di essere più competitivi sul mercato e permette di avere ottimi risultati a prezzi molto inferiori che nel mercato capitalista. La colonia ecoindustriale di CaLaFou descritta nei video, in forma cooperativa, con 400 000 euro, che è il prezzo medio di due appartamenti a Barcellona,  ha comprato la cessione del diritto di uso di una di queste colonie abbandonate di circa 30 mila Mq. Gli stessi soci hanno ristrutturato 30 case. Il prezzo finale di ogni casa è stato di 15000 euro da pagare in rate da 200 euro al mese. La cooperazione fa la forza! La colonia ecoindustriale postcapitalista di CaLaFou si autogestisce attraverso l’assemblea generale e le riunioni dei gruppi di lavoro specializzati nei vari campi, riabilitazione, gestione del progetto, finanziamenti, convivenza, comunicazione, salute etc. Le assemblee si svolgono attraverso il metodo del consenso.
I progetti e Le cooperative integrali in Catalunya sono già molti ma il progetto della colonia ecoindustriale di CaLaFou è tra i più ambiziosi, infatti, prevedono di produrre pannelli solari, mulini eolici e altri macchinari con progetti in Copy left, ossia aperti a tutti. I progetti saranno disponibili in internet per chiunque voglia utilizzarli, modificarli e migliorarli. Questi macchinari verranno venduti alle altre colonie o eco-villaggi associati che potranno pagare in moneta sociale locale, in prodotti agronomici, con ore di lavoro o con qualsiasi altro mezzo che possa risultare conveniente. Ad esempio se un eco-villaggio associato possiede olivi ed ha bisogno di un macchinario specifico, CaLaFou lo costruirà per loro a cambio di 5 anni di fornitura di olio. Pannelli solari e mulini eolici verranno prodotti in pezzi che potranno essere assemblati direttamente dall’acquirente. Potranno essere venduti anche nel mercato tradizionale ed essere quindi una risorsa economica. I proventi delle vendite saranno reinvestiti in uno dei progetti della colonia. Il cooperativismo è il futuro.
Al contrario del Capitalismo, che punta esclusivamente al profitto economico attraverso la competizione, tralasciando qualsiasi aspetto sociale, umano ed ecologico, e al contrario degli insegnamenti che ci vengono inculcati a scuola, dove cooperare con il compagno significa “Copiare”, nel cooperativismo integrale, si da importanza alla collaborazione, alle relazioni sociali e all’ecologia. In linea con i principi dell’economia del bene comune l’obbiettivo ultimo di CaLaFou non è il profitto monetario, ma piuttosto il benessere sociale.
La cooperativa integrale Catalana è un’alternativa al capitale e ad un sistema che consideriamo perverso. La stessa società civile sta costruendo uno spazio cooperativista, pacifico e sostenibile per lo sviluppo di alternative tecnologiche, abitative e politiche, basate sull’auto-responsabilità e sulla cooperazione. Uno spazio nel quale l’economia produttiva è realmente al servizio delle persone e dove l’accesso alle risorse e agli strumenti non è un ostacolo alla realizzazione del potenziale creativo. Ci sono vari modi di partecipare a questo progetto, tra i quali il volontariato, le donazioni, presentando un progetto per la colonia o condividendo strumenti, esperienze e conoscenze. Le convocazioni di volontariato sono sempre aperte, basta rimboccarsi le maniche e mettersi in contatto con la colonia ecoindustriale post-capitalista di  CaLafou.
Chissà che la tua nuova vita non inizi proprio da quì !

La terra alle comunità, prima di ogni mercato


Comunità di villaggio e usi civici
La terra alle comunità, prima di ogni mercato


In seguito all’articolo di Vandana Shiva “Proprietà comune e comunità”-L’Ecologist italiano n.2,scriviamo:                      L’autogoverno delle comunità locali e di villaggio è il fondamento di una democrazia della terra..
Sull’autogoverno delle comunità si fondano l’autodeterminazione locale, l’agricoltura sostenibile, il pluralismo democratico. Nella costituzione di nuove istituzioni, l’assemblea del villaggio sarà al di sopra di tutto. L’autodeterminazione delle comunità significa esercitare il controllo e la gestione dei beni e dei luoghi comuni : materiali, economici, intellettuali e genetici. Lo stato dovrebbe avere la funzione di proteggerli.
La democrazia fondata sulle comunità locali riconosce spontaneamente la biodiversità come risorsa sovrana e chiede ai governi di riconoscere, tutelare e promuovere i diritti di proprietà comune e le conoscenze locali per la salvaguardia e l’incremento della biodiversità. La biodiversità sopravvive attraverso il sostegno delle comunità che se ne servono.”Poichè le comunità hanno prodotto e continuamente migliorato tradizioni di protezione e conservazione sostenibile,usando con equità queste risorse,sono nella migliore condizione per proteggerle e gestirle.”
Il mutuo appoggio qualifica le comunità.Il bisogno di rivitalizzazione e il riconoscimento legale delle comunità sono strumenti necessari per proteggere le persone. Al contrario le leggi costitutive del capitalismo finanziario hanno ridotto i diritti consuetudinari con i quali era protetta la sussistenza delle persone e delle comunità. La personalità giuridica delle comunità è necessaria per dare concretezza al consiglio del villaggio che a sua volta dovrà basarsi sull’assemblea della comunità come assise principale per la formazione delle decisioni consensuali. Questa identità legale dovrebbe tener conto che i villaggi, i quartieri, in quanto comunità, sono dinamici ed hanno una grande variabilità.
Diverse e differenziate esperienze, in Italia, stanno maturando progettualità collettive e pratiche comuni sull’ accesso alla terra, la riappropriazione dei beni e dei luoghi comuni, la costituzione di nuove demanialità civiche, di comunanze, considerando la pratica degli “usi civici”come costruzione di diritti/responsabilità e per questo inalienabili e imprescrittibili.
Le terre gravate da uso civico in Italia oggi sono circa 3 milioni di ettari, 10% del territorio nazionale.
La non menzione nella costituzione italiana degli usi civici ha cassato e impedito lo sviluppo di una terza forma di propietà, differente da quella pubblica e privata.Base su cui sono cresciute molte delle popolazioni di contadini di montagna che hanno permesso la resistenza dei partigiani.In mancanza di comunità e di associazione degli abitanti le terre vengono gestite dai comuni,spesso compiendo abusi.Cosi’si può capire le resistenze di molti comuni nell’attuare i censimenti delle terre e degli usi civici.Il concetto dei diritti esercitati collettivamente è estraneo alla giurisprudenza moderna che considera l’impresa come soggetto individuale con diritti molto simili a quelli dell’individuo nella società.Dal dopoguerra a oggi, assumere l’identità d’impresa presuppone sposare determinati valori legati al paradigma capitalista dello sviluppo: cioè i valori della massimizzazione del profitto, della competitività del mercato, dell’ottimizzazione dell’efficienza produttiva in funzione dell’interesse economico privato e della rendita. Le caratteristiche dell’impresa come la specializzazione dei ruoli, l’assenza di consultazioni allargate, la delega diseguale di potere e controllo, la gestione gerarchica, l’iniqua distribuzione delle risorse oltre all’inquinamento e il depauperamento provocato dai processi produttivi che non possono tener conto dell’esigenze del pianeta perché asserviti alle logiche economiche, rappresentano l’antitesi delle comunità. Ritornare a far valere la legislazione per la rivitalizzazione degli usi civici e delle comunità locali è la sola via d’uscita per il recupero e la conservazione sociale e ambientale del territorio. La collettività stessa è la persona. Questo diritto già sancito nel codice degli usi civici  è stato volutamente ignorato ma deve essere ripristinato e rispettato. Serve a garantire un ordine sociale inseparabile dalla cultura e dalle consuetudini del nostro Popolo, che hanno nell’etica e nelle regole condivise la coscienza e la responsabilità di preservare la Terra per le generazioni future.

Per rafforzare le possibilità di r/esistenza alla crisi economica e finanziaria riteniamo fondamentale, aumentare le possibilità di acceso alle terre demaniali e abbandonate attraverso: la formazione di nuovi usi civici, progetti di promozione sociale-ambientale, costruzione dell’autosufficienza con la sovranità alimentare e territoriale. Per fare questo va costruito una sorta di “coordinamento” della terra con una  nuova etica della responsabilità.


Su questo chiediamo l’apertura di un dibattito e stiamo lavorando a un incontro con Vandana Shiva e le realtà che in questi anni hanno operato sulla terra, per domenica 30 maggio a Terra Futura a Firenze
“Popolo elfico”della valle dei burroni nell’appennino pistoiese
alcune soggettività interessate al rafforzamento della ruralità