venerdì 25 gennaio 2013

Assemblea pubblica Terra Bene Comune - Scandicci FI 26 gennaio


Cantiere delle alternative - via della pieve Scandicci Firenze 13:00 - 21:00

Date le ultime novità in materia di gestione dei "terreni demaniali regionali"da parte della Regione Toscana:
-nascita dell'Ente terre regionali e della Banca della Terra (vedi link allegati);
-prevista mappatura dei terreni agricoli demaniali della Regione Toscana;
riteniamo sia di primaria importanza dare vita a gruppi di lavoro territoriali che si preoccupino di elaborare dal basso progetti di gestione e riappropriazione del patrimonio agricolo forestale di proprietà PUBBLICA,
per garantire:
- l' Accesso alla Terra agli aspiranti neo-contadini e ai contadini senza terra.
-che sia data priorità assoluta ad un modello di agricoltura sostenibile e genuina.
-che si prediligano progetti che prevedano spazi di formazione per giovani aspiranti contadini.
-che si supportino quelle esperienze che vanno verso una riacquisizione di Sovranità Alimentare delle comunità locali.
Su questi temi chiamiamo a raccolta tutti i soggetti e le associazioni interessate sabato 26 gennaio presso Manitese in via della Pieve a Scandicci (Fi)
alle ore 15, per partecipare ad una Assemblea pubblica
con il seguente OdG:
-presentazione dei partecipanti
-presentazione di alcuni progetti possibili da sostenere
-analisi del doc. Banca della Terra
-formazione del Gruppo di Lavoro Territoriale TERRA BENE COMUNE


PS : Noi saremo gia sul posto dalla mattina con il nostro mercato contadino, chi vuol venire a farci compagnia (anche con il banco) è il ben venuto.

Ore 13 Pranzo condiviso. Ricordarsi di portare piattoposatebicchiere.

APPELLO PER SOSTENERE I NUOVI CONTADINI            
Nell'ambito delle iniziative utili per concretizzare la campagna per l'accesso alla terra, vorremmo costituire un gruppo di lavoro composto da figure professionali con diverse competenze.
Un nuovo insediamento contadino può realizzarsi se chi ha ottenuto l'accesso alla terra - come proprietario o affittuario per almeno 10 anni - è in seguito in grado di proporre un progetto credibile e realizzabile di coltivazioni. Questo consentirà di chiedere il permesso di costruire un'abitazione  e, di pari passo, la nuova attività dovrà poter effettuare la vendita della produzione agricola in modo trasparente adeguandosi alla normativa fiscale vigente.
Alla luce di quanto detto sono necessari:
 
Un commercialista (aspetti fiscali burocratici legati alla figura dell'imprenditore agricolo)
 
Un agronomo (piano di miglioramento o di sviluppo)
 
Un geometra e/o architetto (progettazione dell'abitazione) in grado di proporre un tipo di abitazione "leggera" dal punto di vista ambientale (legno, paglia, terra cruda..) .
  
.
I costi attuali delle consulenze  di questi professionisti sono in genere tanto alti da impedire sul nascere l'ingresso nel mondo rurale di tutti quelli che, pur dotati di buona volontà e passione, non dispongono di capitali. Per questo abbiamo pensato di diffondere questo appello collegandolo alla Campagna per l'Accesso alla Terra e rivolgerlo a tutto il composito mondo di associazioni di volontariato, onlus, gruppi di acquisto solidale, a tutti quelli che in qualsiasi forma sostengono il mondo rurale, per trovare chi, in modo volontario e quindi gratuito, voglia mettere le proprie capacità a disposizione dei nuovi-futuri contadini..
 
 Per scongiurare qualsiasi possibilità di speculazione immobiliare, i nuovi insediamenti, con le annesse abitazioni, saranno vincolati all'attività agricola e non sganciabili da questa neppure in un futuro remoto.
 
Una volta costituitosi, il gruppo -affiancato da agricoltori già con esperienza ed anch'essi volontari - potrà esere consultato gratuitamente da quanti avranno dichiarato in modo chiaro la propria intenzione di diventare contadini..

Le adesioni possono essere inviate a         


mercoledì 23 gennaio 2013

Brasile. Fine della riforma agraria


Brasile. Fine della riforma agraria


Gran parte delle migliori terre coltivabili del Brasile serve a produrre soia, canna da zucchero e mais transgenico. Il governo progressista di Dilma Rousseff promuove il trionfo dell’agricoltura destinata al business e all’export. Cancellati cinquant’anni di lotte contadine per la riforma agraria e la sovranità alimentare. Il Partido dos Trabalhadores getta alle ortiche anche la sua lunga storia di lotta al latifondo. Nel territorio della più grande potenza del Sudamerica viene consumato un quinto dei prodotti agricoli tossici del mondo.
Raúl Zibechi*
La riforma agraria, come politica di sviluppo, è stata abbandonata. Al suo posto c’è l’agro-business. Dopo mezzo secolo, si conclude un lungo ciclo di lotte per la re-distribuzione della terra dal latifondo improduttivo ai contadini senza terra. È stato un cardine per tutte le politiche di sinistra nel continente. Per ironia della sorte, la rottura delle politiche di distribuzione della terra avviene sotto il governo del Partido dos Trabalhadores (Pt) che, in altri tempi, è stato il più attivo sostenitore di una riforma agraria radicale.
Il governo di Dilma Rousseff sta promuovendo cambiamenti profondi nell’Instituto nacional de colonização e reforma agrária (Incra) al fine di decentrarlo e prendersi cura dei contadini che già possiedono terreni per quel che riguarda l’abitazione, l’energia elettrica e l’assistenza alla produzione. Si tratta, spiega un resoconto del quotidiano O Estado de São Paulo, della “modernizzazione amministrativa dell’Incra, legata a un cambiamento progressivo del profilo della riforma agraria” che si riassume nel sostenere la produzione “integrando i piccoli agricoltori nell’agro-business” (O Estado de São Paulo, 5 gennaio 2013).
L’Incra perde diverse funzioni, tra le quali l’autorità per selezionare le famiglie beneficiarie. Buona parte dei suoi compiti saranno assunti da municipi e ministeri (come quello dello sviluppo agricolo e quello dello sviluppo sociale e delle città). L’istituto si concentrerà su quello che già ha cominciato a considerare prioritario: le risorse per espropri di terra sono infatti calate dell’11,5 per cento tra il 2011 e il 2012, mentre il bilancio preventivo per l’assistenza tecnica è cresciuto del 123 per cento.
Il quotidiano conservatore paulista si congratula con la decisione governativa: “L’idea è prendersi cura meglio degli agricoltori insediati ufficialmente invece di investire nella creazione di vere e proprie favelas rurali, che è poi quello che sono diventati molti insediamenti creati per dare soddisfazione ai cosiddetti ‘movimenti sociali’”.
Che la destra esprima elogi non sorprende. In fondo, dall’inizio del governo Lula, proprio dieci anni fa, l’agro-business è stata un’opzione categorica del Pt, con la tesi secondo cui le esportazioni di commodities offrono un ampio surplus commerciale che produce benefici per il Paese riducendo la sua vulnerabilità esterna. La “re-primatizzazione” (un neologismo che indica il recupero dell’importanza dei settori primari dell’economia, ndt) del modello di esportazione e il calo delle esportazioni industriali non sono riusciti a modificare la volontà politica delle autorità intenzionate a favorire l’agro-business come locomotiva dell’economia e a trasformare la riforma agraria in una politica assistenziale.
Il continuo consolidamento di questa politica mette nei guai i movimenti contadini e, soprattutto, il Movimento dos Trabalhadores Rurais Sem Terra (Mst). João Pedro Stedile, del Coordinamento nazionale, ha ribadito che ci sono 150 mila famiglie accampate che stanno lottando per la terra e 4 milioni di famiglie povere che nei campi stanno ricevendo il programma Bolsa Familia per evitare la fame (Carta Capital, 7 dicembre 2012). L’85 per cento delle migliori terre del paese vengono utilizzate per la coltivazione di soia, mais transgenico e canna da zucchero; il 10 per cento dei proprietari rurali con oltre 500 ettari di terra controlla l’85 per cento della produzione agricola e zootecnica destinata all’esportazione senza alcun valore aggiunto.
Il peggio è che il Brasile conta il 5 per cento della produzione agricola mondiale ma consuma il 20 per cento dei prodotti agricoli tossici del mondo. Secondo l’Istituto nazionale dei tumori, ogni anno 400 mila persone contraggono la malattia, la maggior parte di essi si ammala a causa del consumo di alimenti contaminati da veleni agricoli. Intanto, il rapporto annuale della Commissione pastorale della terra (Cpt) rileva che il numero di famiglie insediate nel 2012 è il più basso dal 1994.
La Cpt stima che “l’agro-business si è consolidato nelle campagne come modello preferenziale del governo”, denuncia l’abbandono dei popoli tradizionali, tra i quali spiccano tremila comunità quilombolas (afrodiscendenti), sulle quali si è concentrata la violenza dell’agro-business al fine di sottrarre loro la terra. La mappa della violenza cresce inoltre con le grandi opere delle infrastrutture (dighe, porti) e con i progetti minerari a cielo aperto.
In agosto, a Brasilia si è tenuto l’Incontro unitario dei lavoratori e delle lavoratrici e dei popoli delle campagne, dell’acqua e dei boschi. Ha riunito 7 mila persone appartenenti a 33 movimenti rurali. Non servirà a far cambiare politica al governo, così come non lo fece Lula, malgrado la foto che lo ritraeva con il cappello con il simbolo del Mst. Anche Dilma Rousseff, nel Forum sociale mondiale realizzato nel 2012 a Porto Alegre, si era impegnata a insediare contadini senza terra nei nuovi progetti di irrigazione nel nordest, gli stessi che ora sta offrendo ai grandi imprenditori dell’export.
Le sue sono state parole che non si tradurranno in cambiamenti politici. Perché questo possa avvenire, sarebbe necessaria una nuova ondata di mobilitazioni e di movimenti come quella degli anni Settanta. Adesso invece le politiche sociali e la promozione sociale (limitata naturalmente) stanno disgregando i movimenti, ai quali, nel migliore dei casi, offrono briciole in forma di credito per la produzione e per le abitazioni. La Cpt ricorda nel suo rapporto che “lo Stato ha già preso posizione di fronte al contesto agricolo brasiliano” e che “viviamo un tempo in cui è necessario scegliere un nuovo modo di pensare e di vivere”.
È qui che, a mio parere, l’esperienza delle comunità zapatiste ha qualcosa da insegnarci. Non possiamo continuare a pensare che lo Stato possa essere garante dell’alimentazione, della casa, della salute, dell’educazione e di tutto ciò che serve ai ceti popolari per sopravvivere. Quella epoca è passata alla storia. È stata sepolta dal capitale quando ha deciso di liberarsi del welfare e della sovranità nazionale, considerati entrambi ostacoli alla sua accumulazione (del capitale, ndt), oggi accumulazione da guerra. I movimenti che continueranno a sperare che sia lo Stato a risolvere i problemi della vita dei suoi cittadini sono condannati a perdere il loro carattere anti-sistemico.

mercoledì 16 gennaio 2013

PAC: « Ne abbiamo abbastanza ! » Manifestazione a Berlino 19 gennaio 2013


Coordinamento Europeo di Via Campesina 
Comunicato stampa , Bruxelles 17 gennaio 2013
PAC: « Ne abbiamo abbastanza ! »

Il Coordinamento Europeo di Via Campesina aderisce e sostiene la manifestazione

« Wir haben es satt! »

Questo sabato 19 gennaio 2013 a Berlino

Il Coordinamento Europeo di Via Campesina (ECVC) dà il proprio appoggio alla manifestazione tedesca
in favore di una agricoltura famigliare e sostenibile, che si terrà questo 19 gennaio a Berlino. Questo
evento è co-organizzato da AbL, membro tedesco di ECVC, e da « Meine Landwirtschaft », una
coalizione tedesca della società civile.
In tutti i Paesi europei ne abbiamo abbastanza di questa politica agricola che continua ad eliminare
migliaia di agricoltori, nonostante sia chiaro che l’accesso ad una alimentazione di qualità è ben lontano
dall’essere assicurato a tutti gli europei, e nonostante la preoccupante degradazione dei nostri
ecosistemi.
Nel pieno della grave crisi finanziaria e sociale che sta colpendo tutta l’Europa, la proposta di riforma
della PAC post 2013 dovrebbe avere il coraggio di puntare al sostegno del lavoro, dell’agricoltura locale,
delle filiere corte e dell’« innovazione contadina ». Per questa ragione il tetto agli aiuti, il sostegno
alle piccole aziende agricole e alla agricoltura ecologica, dovrebbero essere considerati come degli
imperativi.
La manifestazione di Berlino esprimerà nuovamente ad alta voce quelle che sono le nostre proposte
per un nuovo ed indispensabile sistema agricolo e alimentare nel quadro della sovranità alimentare.
Con Henrik Mass di AbL, e Genevieve Savigny, del Comitato di Coordinamento Europeo, una delegazione
di ECVC sarà presente e disponibile per le interviste durante tutto il corso delle manifestazione.
ECVC sostiene la buona riuscita di questa manifestazione.
Porta-parola per la stampa ed i media:
· Genevieve Savigny -ECVC (FR -EN) +33 625551687
· Henrik Mass - AbL (DE –EN) +49 1608217015
· Irmi Saltzer - OBV – (DE-EN) +43-699-11 82 76 34

martedì 15 gennaio 2013

Sudafrica:continuano gli scontri tra braccianti e polizia


Sudafrica:continuano gli scontri tra braccianti e polizia

I pennivendoli italiani, e i loro padroni editori, non parlano dei forti scontri
che continuano in Sudafrica tra braccianti e polizia. Pronti a contare i peli del
culo della presidentessa dell’Argentina o del re di Svezia, di Lady Gaga o di Leo
Messi, si guardano bene dal riportare notizia di chi, alla fame, lotta per la
sopravivvenza e la dignità. D’altra parte, perché meravigliarsi? Essi e i loro padroni
fame non hanno e dignità nemmeno.

Eppure in Sudafrica si intensificano gli scontri tra i braccianti in sciopero nella
provincia di Western Cape, che offre il 55-60% delle esportazioni agricole del paese
e occupa circa 200.000 braccianti fissi e stagionali, e la polizia. I manifestanti,
impegnati nella raccolta e nel confezionamento della frutta, sono in sciopero per
chiedere un aumento del salario giornaliero da 6 a 13 euro. I braccianti costruiscono
barricate e lanciano pietre contro la polizia, questa non si fa scrupolo di sparare
proiettili di gomma e gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti. La polizia del
“rinnovato” e “democratico” Sudafrica è nota per i metodi spicci, che hanno portato
nei messi scorsi all’uccisione preventiva di minatori e braccianti in sciopero, “rei”
solo di manifestare per migliori condizioni di vita.

Che cosa dicono le parti in campo? I padroni dei vigneti e dei frutteti, in larga
parte bianchi, sono preoccupati in quanto la violenza danneggia in particolare la
produzione di uva da tavola e frutta. La radio locale riferisce, anch’essa
preoccupata, di saccheggi di negozi. “Finora 44 persone sono state arrestate con
l’accusa di intimidazione e violenza pubblica,” dichiara il portavoce della polizia
Andre Traut, aggiungendo che un capitano di polizia è stato ferito. Il ministro del
Lavoro Mildred Oliphant afferma che la normativa in vigore attualmente determina che
il salario di base può essere esaminato soltanto dopo un anno: il salario attuale
risale al marzo dello scorso anno, il che significa che la prossima revisione potrà
essere effettuata solo tra due mesi. “Ci scontriamo con il razzismo e l’arroganza dei
bianchi”, replica Nosey Pieterse, il segretario generale dell’Agricultural Workers
Union.
Gli operai italiani, delle fabbriche e delle campagne, sono dalla parte dei braccianti sudafricani in lotta!


martedì 1 gennaio 2013

Messico - L'EZLN annuncia i suoi prossimi passi


Messico - L'EZLN annuncia i suoi prossimi passi

Gli zapatisti riprenderanno i contatti con le organizzazioni aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona e lanceranno prossime iniziative


31 / 12 / 2012
L'EZLN torna a parlare, dopo la grande iniziativa del 21 dicembre. Sulla pagina di Enlace Zapatista è apparso un comunicato della dirigenza dell'organizzazione. Gli zapatisti anticipano che nei prossimi giorni renderanno pubbliche una serie di iniziative, civile e pacifiche; e che riprenderanno i contatti con le organizzazioni del Messico e del mondo Aderenti alla Otra Campagna che ancora credono nella possibilità di un'altra forma di fare politica, in basso e a sinistra.
Inoltre sono apparse due lettere dell'EZLN rivolte ai poteri politici messicani. In una di esse si fa riferimento ad una serie di personaggi dell'attuale governo, ricordando la loro implicazione in casi di violenze e corruzione negli anni passati. Nell'altra si rivolgono a Luis Alvarez, funzionario del governo che negli anni passati ha svolto un incarico all'interno di una commissione per la pace in Chiapas, che nei fatti si è rilevato uno strumento per mettere in atto la controinsurrezione contro le popolazioni di civili del Chiapas.
Pubblichiamo di seguito la traduzione del comunicato:
(per leggere il comunicato originale e le due lettere, vai alla pagina di Enlace Zapatista)
Comunicato del Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno-Comando Generale dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale
Messico
30 dicembre 2012
Al popolo del Messico:
Ai popoli e governi del mondo:
Fratelli e sorelle:
Compagni e compagne:

Lo scorso 21 di dicembre del 2012, all'alba, decine di migliaia di indigeni zapatisti ci siamo mobilitati e abbiamo occupato, pacificamente e in silenzio, 5 città nello stato sudorientale del Chiapas.

Nelle città di Palenque, Altamirano, Las Margaristas, Ocosingo e San Cristóbal de las Casas, vi abbiamo guardato e ci siamo guardati in silenzio.
Non è il nostro un messaggio di rassegnazione.
Non è di guerra, di morte, di distruzione.
Il nostro messaggio è di lotta e di resistenza.

Dopo il colpo di stato mediatico che ha fatto tornare al potere dell'esecutivo federale l'ignoranza mal simulata e ingannevole [il riferimento è al ritorno al potere del PRI, n.d.t.], ci siamo fatti sentire per farvi sapere che se essi non se ne sono mai andati, nemmeno noi.

Sei anni fa, un segmento della classe politica e intellettuale cercò un responsabile per la sua sconfitta [il riferimento è al partito di centro sinistra, PRD, e ad una fetta di intellettuali e giornalisti di sinistra che accusarono l'EZLN come colpevole della sconfitta elettorale del PRD, n.d.t.]. In quel momento noi stavamo, nelle città e comunità, lottando per la giustizia in una Atenco che non era allora di moda.

Allora ci calunniarono prima, e vollero zittirci dopo. Incapaci e disonesti per riconoscere che era ed è in loro stessi la causa della loro rovina, tentarono di farci sparire con la menzogna e il silenzio complice.

Sei anni dopo, due cose restano chiare:
Loro non hanno bisogno di noi per fracassare.
Noi non abbiamo bisogno di loro per sopravvivere.

Noi, che non ce ne siamo mai andati anche se è quello che hanno cercato di farvi credere i mezzi di comunicazione di ogni parte, risorgiamo come indigeni zapatisti che siamo e che saremo.

In questi anni ci siamo rafforzati ed abbiamo migliorato significativamente le nostre condizioni di vita. Il nostro livello di vita è superiore a quello delle comunità indigene vicine al governo di turno, che ricevono elemosine e le sprecano in alcool e prodotti inutili.

Le nostre case migliorano senza danneggiare la natura imponendogli soluzioni che le sono aliene. Nei nostri villaggi, la terra che prima era per ingrassare i capi di bestiame dei latifondisti e dei proprietari terrieri, adesso è per il mais, i fagioli e le verdure che illuminano le nostre tavole.

Il nostro lavoro riceve la soddisfazione doppia di dotarci del necessario per vivere onoratamente, e di contribuire alla crescita collettiva delle nostre comunità.
I nostri bambini e bambine vanno in una scuola che gli insegna la loro propria storia, quella della
loro patria e del mondo, così come le scienze e le tecniche necessarie per crescere senza smettere di essere indigeni.
Le donne indigene zapatiste non sono vendute come merci. Gli indigeni priisti vanno nei nostri ospedali, cliniche e laboratori perchè in quelli del governo non ci sono medicine, nè apparecchi, né dottori, né personale qualificato.

La nostra cultura fiorisce, non isolata ma invece arricchita dal contatto con le culture di altri popoli del Messico e del mondo.

Governiamo e ci governiamo noi stessi, cercando sempre l'accordo prima dello scontro.

Tutto questo è stato raggiunto non solo senza il governo, la classe politica e i mezzi che li accompagnano, ma anche resistendo ai loro attacchi di ogni tipo.

Abbiamo dimostrato, ancora una volta, che siamo ciò che siamo. Con il nostro silenzio ci siamo fatti presenti.
Adesso con la nostra parola annunciamo che:
Primo.-riaffermeremo e consolideremo la nostra presenza nel Congresso Nazionale Indigeno, spazio di incontro con i popoli originari del nostro paese.
Secondo.-riprenderemo il contatto con i nostri compagni e compagne Aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona in messico e nel Mondo.

Terzo.-tenteremo di costruire i ponti necessari verso i movimenti sociali che sono sorti e sorgeranno, non per dirigere o imporci, ma invece per apprendere da essi, dalla loro storia, dai loro percorsi e direzioni.

Per questo abbiamo ottenuto l'appoggio di individui e gruppi in differenti parti del Messico costituiti in gruppi di appoggio alle commissioni Sexta e Internazional dell'EZLN, in modo che si convertano in catene di comunicazione tra le Basi d'Appoggio Zapatiste e gli individui, gruppi e collettivi Aderenti alla Sesta Dichiarazione, in Messico e nel mondo, che ancora mantengono la loro convinzione e impegno per la costruzione di una alternativa non istituzionale di sinistra.

Quarto.-continuerà la nostra distanza critica verso la classe politica messicana che, nel suo insieme, non ha fatto altro che arricchirsi alle spalle delle necessità e delle speranze della gente umile e semplice.
Quinto.-rispetto ai mal governi federali, statali e municipali, esecutivi, legislativi e giudiziari, e i mezzi di comunicaizone che li accompagnano diciamo questo:

I mal governi di tutto il panorama politico, senza nessuna eccezione, hanno fatto tutto il possibile per distruggerci, per comprarci, per farci arrendere. PRI, PAN, PRD, PVEM, PT, CC e il futuro partito RN [partito nato dal movimento MORENA, del candidato del PRD alle passate elezioni, Lopez Obrador, n.d.t.], ci hanno attaccato da un punto di vista militare, politico, sociale ed ideologico.
I grandi mezzi di comunciazione hanno cercato di farci sparire, con la calunnia servile e opportunista prima, con il silenzio subdolo e complice poi. Coloro cui servirono e dei cui soldi si allattarono adesso non ci sono più. E coloro che adesso li rilevano non dureranno più che i loro predecessori.

Come è stato evidente il 21 di dicembre del 2012, tutti sono fracassati.

Resta allora al governo federale, esecutivo, legislativo e giudiziario, decidere se continuare nella politica controinsurgente che ha solamente realizzato una fragile simulazione debolmente sostenuta nella strumentalizzazione mediatica, o riconosce e compie i suoi impegni riconoscendo a livello costituzionale i diritti e la cultura indigeni, nel modo in cui lo stabiliscono i cosiddetti “Accordi di San Andres”, firmati dal governo federale nel 1996, capeggiato allora dallo stesso partito che adesso è nell'esecutivo.

Resta al governo statale decidere se continua la strategia disonesta e rovinosa del suo predecessore, che oltre ad essere corrotto e bugiardo, spese soldi del popolo del Chiapas per l'arricchimento proprio e dei suoi complici, e si dedicò al comprare le voci e le penne nei mezzi di comunicazione, mentre manteneva il popolo del Chiapas nella miseria, nello stesso tempo che usava poliziotti e paramilitari per cercare di frenare l'avanzamento organizzativo dei villaggi zapatisti; o, in cambio, con verità e giustizia, accetta e rispetta la nostra esistenza e si renda conto che sta fiorendo una nuova forma di vita sociale in territorio zapatista, Chiapas, Messico. Un fiorire che attrae l'attenzione di persone oneste di tutto il pianeta.

Resta ai governi municipali decidere se continuare a spendere denaro pubblico per sostenere le organizzazioni antizapatiste o presuntamente “zapatiste” che aggrediscono le nostre comunità; o invece usare i soldi per migliorare le condizioni di vita dei loro governati.

Resta al popolo del Messico che si organizza nelle forme di lotta elettorale e resiste, decidere se continua a vedere in noi dei nemici o rivali sui quali scaricare la loro frustrazione per le frodi e le aggressioni che, in fin dei conti, tutti subiamo, e se nella loro lotta per il potere continuano ad allearsi con i nostri persecutori; o, invece, riconoscono in noi un'altra forma di fare politica.

Sesto.-nei prossimi giorni l'EZLN, attraverso le sue commissioni Sexta e Internazional, darà a conoscere una serie di iniziative, di carattere civile e pacifico, per continuare a camminare insieme agli altri popoli originari del Messico e di tutto il continente, e insieme a chi, in Messico e nel mondo intero, resistono e lottano in basso e a sinistra.

Fratelli e sorelle:
Compagni e compagne:

Prima abbiamo avuto la buona avventura di un'attenzione onesta e nobile di differenti mezzi di comunicazione. Li ringraziammo allora. Però, questo è stato completamente cancellato con il loro comportamento successivo.
Coloro che scommisero che esistevamo solo mediaticamente e che, con l'assedio di menzogne e silenzio, saremmo scomparsi, si sbagliarono.

Quando non c'erano telecamere, microfoni, penne, orecchi e sguardi, esistevamo.
Quando ci calunniarono, esistevamo.
Quando ci zittirono, esistevamo.
Ed eccoci qui, esistendo.
Il nostro cammino, come è stato dimostrato, non dipende dall'impatto mediatico, ma invece dalla comprensione del mondo e delle sue parti, dalla seggezza indigena che governa i nostri passi, dalla decisione indistruttibile della dignità in basso e a sinistra.

A partire da adesso, la nostra parola comincerà ad essere selettiva verso il suo destinatario e, salvo in poche occasioni, solo potrà essere compresa da coloro che hanno camminato e camminano con noi, senza arrendersi alle mode mediatiche e congiunturali.

Qui, con non pochi errori e molte difficoltà, è già realtà un'altra forma di fare politica.

Pochi, molto pochi, avranno il privilegio di conoscerla ed apprendere da essa direttamente.

19 anni fa vi sorprendemmo prendendo le vostre città con fuoco e sangue. Adesso lo abbiamo fatto di nuovo, senza armi, senza morte, senza distruzione.

Ci differenziamo così da chi, durante i loro governi, hanno ripartito e ripartono la morte tra i loro governanti.

Siamo gli stessi di 500 anni fa, di 44 anni fa, di 30 anni fa, di 20 anni fa, di appena pochi giorni fa.

Siamo gli zapatisti, i più piccoli, quelli che vivono, lottano e muoiono nell'ultimo angolo della patria, quelli che non esitano, quelli che non si vendono, quelli che non si arrendono.

Fratelli e sorelle:
Compagni e compagne:
siamo gli zapatisti, riceviate il nostro abbraccio.
Democrazia!
Libertà!
Giustizia!

Dalle montagne del sud est messicano.
Per il Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno-Comando Generale dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale

Subcomandante Insurgente Marcos.
Messico. Dicembre del 2012 – gennaio del 2013.