lunedì 26 agosto 2013

All'asta la tenuta di Suvignano confiscata alla mafia

SIENA - Respinto il progetto presentato dalla giunta toscana e da Libera di affidare il bene all'azienda agricola regionale
All'asta la tenuta confiscata alla mafia
 
Cereali e ulivi, agriturismi e centri zootecnici: 713 ettari di Suvignano, a Monteroni d'Arbia
Al miglior offerente la tenuta della mafia. Dopo essere stata confiscata quasi venti anni fa all'immobiliarista di Cosa nostra, Vincenzo Piazza, viene messa in vendita la meravigliosa tenuta di 713 ettari di Suvignano a Monteroni d'Arbia, provincia di Siena. Seicento ettari coltivati a cereali, oliveti, cipressi, 3 centri zootecnici con 2000 ovini allevati, 350 cinte senesi, una villa, due agriturismi, fienili, riserva di caccia e persino una chiesa con la canonica. Tutto in vendita. A stabilirlo il decreto dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione dei beni sequestrati alla criminalità. Si parte da una base di 22 milioni. Respinto il progetto presentato dalla Regione Toscana che, insieme a provincia di Siena, comune di Monteroni ed all'associazione Libera, puntava ad acquisire il bene dal demanio per poi affidarlo in gestione alla azienda agricola regionale.L'obiettivo: dare impulso ad un'agricoltura improntante alla filiera corta ed alle energie rinnovabili, ed allo stesso tempo sviluppare attività di contrasto alla criminalità attraverso la realizzazione di una "scuola di legalità" e l'accoglienza per ragazzi disagiati e donne maltrattate. Progetto presentato al ministro Cancellieri lo scorso gennaio ma che evidentemente nel tempo delle larghe intese non sembra più trovare cittadinanza.
Bisogna fare cassa a qualsiasi costo. Arrabbiatissimi regione, provincia e comune, ancora increduli davanti ad una decisione che grida vendetta. «Lo Stato si fermi», dice don Ciotti fondatore di Libera che definisce «inopportuna la proposta di mettere in vendita un bene come la tenuta di Suvignano dopo anni di lavoro insieme a enti locali e reti dell'associazionismo impegnate a restituire alla collettività quel bene non solo in termini di valore economico ma culturale e sociale». Pericolosissimo il messaggio che si lancia in un momento di grave crisi per la nostra democrazia, in un paese in cui le ingiustizie prosperano di pari passo con i privilegi di un ceto politico lontano dai problemi, in costante crescita, della maggioranza dei cittadini. Oggi più che mai vale la pena ricordare come «dobbiamo considerare la lotta alla mafia un aspetto molto importante e decisivo, non a sé stante ma nel quadro della battaglia più generale per la difesa dello stato democratico». Parole non a caso utilizzate proprio da Pio La Torre per commentare la legge omonima 646 del 1982 che introdusse per la prima volta nel codice penale il delitto di associazione a delinquere di tipo mafioso, il sequestro e la confisca dei beni alla criminalità organizzata, come strumento di affermazione e crescita della legalità e dell'impegno civile. È stato poi attraverso la proposta promossa da Libera nel 1995 e sostenuta da oltre un milione di cittadini che è stato possibile far approvare nel 1996 la legge 109 sul riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie. Grazie infatti all'uso sociale dei beni immobili confiscati tantissime associazioni e cooperative hanno operato per restituire alla collettività i beni sottratti alle mafie. Per la destinazione e l'assegnazione dei beni confiscati la legislazione vigente stabilisce due opzioni: 1) rimanere nel patrimonio dello Stato per finalità di giustizia, di ordine pubblico, di protezione civile e quando idoneo per altri usi governativi; 2) essere trasferite al patrimonio indisponibile degli enti territoriali per poi essere assegnate alle organizzazioni del privato sociale.
Emerge evidente dunque l'intenzione del legislatore di mettere i soggetti locali al centro dei percorsi di recupero e di assegnazione di nuove funzioni degli immobili. Le comunità locali e le realtà del sociale come soggetti attivi non solo nella restituzione dei beni ma nell'azione di contrasto alla mafie. Il principio del riutilizzo sociale dei beni confiscati è da intendersi quindi come volano per lo sviluppo locale allo scopo di favorire nuova occupazione, inclusione sociale, miglioramento della qualità della vita e partecipazione attiva. In questo senso la decisione assunta dall'Agenzia dello Stato rappresenta un vero e proprio colpo di mano contro le finalità della legge, rendendo addirittura possibile il riacquisto da parte dei mafiosi della stessa tenuta.
Ad oggi i beni immobili confiscati in Italia secondo il censimento del 2012 sono 11.238 ma circa 4000 non ancora assegnati all'Agenzia, di cui 1500 bloccati da ipoteche bancarie, mentre altri restano inagibili e da ristrutturare. Quanto di grave sta avvenendo in queste ore dimostra come il riutilizzo dei beni confiscati non possa restare materia simbolica o testimoniale ma investa la democrazia nel suo complesso. Se il governo desse ascolto alle proposte delle realtà sociali sarebbe possibile dar vita a reti nazionali di strutture per il turismo sociale presso i beni confiscati, a progetti di housing sociale, a botteghe dei mestieri a vocazione artigianale per la formazione, a incubatori di impresa. Per farlo ci vogliono maggiore investimenti, professionalità e innovazione anche in termini culturali, per far diventare i beni confiscati vere e proprie risorse economiche e culturali.
 
di Giuseppe De Marzo da Il Manifesto

venerdì 23 agosto 2013

ZACCAGNINI (MISTO): DEGIROLAMO E LORENZIN ATTIVINO LA REGIONE FVG O SONO MINISTRI PRO OGM

ZACCAGNINI (MISTO): DEGIROLAMO E LORENZIN ATTIVINO LA REGIONE FVG O
SONO MINISTRI PRO OGM

“In seguito a varie ricerche e colloqui il quadro che emerge per la
mancata bonifica dei campi Ogm in FVG consta dei seguenti elementi:

La presunta “non retroattività” del Decreto adotta dalla autorità del
FVG e nazionali non tiene in conto che al momento della semina Ogm
esisteva già un quadro giuridico e normativo che vietava la semina per
come è stata messa in pratica da Fidenato per due elementi
sostanziali: art.1 dlgs 212/2001 Principio di precauzione salute umana
e ambiente; Decreto interministeriale Clini-Balduzzi-Catania per il
caso simile Dalla Libera.

La mancanza, nell’attuale Decreto, di alcun riferimento ai rischi
apportati dal mais mon 810 alla salute umana che impedirebbe ogni
intervento della regione FVG è una lacuna reale e dovuta alla
"preoccupazione" di non attivare un'argomentazione che andrebbe a
incidere anche sulle importazione di OGM, è però chiaramente citato e
documentato un rischio per l’ambiente e la biodiversità, coerentemente
con quanto richiesto dagli articoli 34 del Regolamento 1829/2003 e 53
del regolamento 178/2002.

Il divieto di coltivazione istituito dal Decreto interministeriale è
limitato al mais mon 810 e secondo le autorità del FVG non ci sarebbe
invece certezza della varietà di mais ogm realmente seminata da
Fidenato.
Questa motivazione ci è stata presentata come una delle motivazioni
principali che impedirebbero alla regione FVG di emettere alcuna
ordinanza per la bonifica del campo seminato da Fidenato (dovremmo
dire “campi” seminati, includendo anche quello di Mereto di Tromba).
Però, da controlli effettuati sul registro europeo
http://ec.europa.eu/food/dyna/gm_register/index_en.cfm
la notizia sembrerebbe infondata. Pubblicamente Fidenato ha sempre
dichiarato l’intenzione di seminare mais resistente alla piralide e
specificamente della varietà mon 810. Se proprio questo fosse il
dubbio non credo mancherebbero norme giuridiche che, a fronte di un
serio rischio per l’ambiente, possano imporre il prelievo di un
campione di mais da far analizzare in laboratorio!

C'è la fortissima esigenza di capire la veridicità dei presunti
affitti stipulati da Fidenato "di centinaia di ettari" in ciascuna
delle regioni: Friuli, Veneto e Lombardia, per un totale di migliaia
di ettari!!
Ecco il brano dell’articolo: “…Bene ha, dunque, fatto Giorgio Fidenato
ad affittare – nei mesi scorsi – centinaia di ettari di terreni in
Friuli, Lombardia e Veneto, dove stanno crescendo migliaia di ettari
di mais sano e biotecnologico…”
http://www.movimentolibertario.com/2013/07/rieccoli-i-nazi-comunisti-distruggono-un-campo-di-fidenato/
La semina di Fidenato, oltretutto realizzata in modo spettacolare e
provocatorio, avrebbe potuto e dovuto essere impedita, sia dalle
Autorità governative nazionali, sia da quelle regionali.
Ora gli agricoltori sono sul piede di guerra e la mobilitazione è imminente."

Adriano Zaccagnini Vicepresidente Commissione Agricoltura Camera Deputati



Associazione NOGM

Egregio Dott. Vicario,

dopo il nostro utile confronto telefonico, provo a riepilogare con spirito collaborativo i “punti caldi” che bloccherebbero interventi risolutivi attivabili Dalla regione FVG per la bonifica dei campi seminati da Fidenato, che tanta apprensione stanno causando in tutta Italia tra i cittadini e gli agricoltori, soprattutto Bio.

Penso che questo riepilogo possa essere utile sia a lei e ai Dott. Gulfone e Miniussi per presentarlo alla valutazione del Vostro ufficio legale, sia nel prosequio chiarificatore e costruttivo del nostro dialogo.

Riassumo i punti che mi sembra di aver colto nei colloqui prima col Dott. Gulfone e poi con lei:

  1. La presunta "non retroattività" del Decreto interministeriale.
    Inizio con l’evidenziare che, secondo un ragionamento giuridico che vi sottopongo,
    al momento della semina del Vivaro esisteva già un quadro giuridico e normativo che vietava di mettere a coltura qualsiasi ogm nel modo adottato da Fidenato (o eventualmente da chiunque altro), fondato su 2 precisi elementi giuridici e normativi:
    a) la piena vigenza dell’art. 1 dlgs 212/2001 che, proprio sulla base di direttive e
    raccomandazioni europee, nel rispetto del
    principio di precauzione di cui all'articolo 174.2 del Trattato di Amsterdam e senza contrastare con alcuna
    delle sentenze della Corte di Giustizia europea
    (che Fidenato e tutti i soggetti
    pro ogm citano a sproposito e vorrebbero utilizzare come un grimaldello utile a
    imporre la deregulation voluta dalle multinazionali degli ogm),
    ribadisce che la libera circolazione delle sementi in ambito europeo deve conciliarsi col superiore principio di assicurare la tutela della salute umana e dell’ambiente.
    La correttezza di questo ragionamento è avvalorata anche dalla recente nota
    del MIPAAF che riporto in coda alla presente;

    b)
    l’esistenza, al momento della semina del Vivaro, dal Decreto interministeriale Clini-Balduzzi-Catania del precedente Governo!
    E’ vero che questo si riferiva al caso specifico di Dalla Libera (identico però
    nella sostanza a quello di Fidenato),  ma ribadiva il Principio generale già citato
    al punto precedente, secondo cui
    è vietato coltivare ogm senza prima presentare all’Autorità competente (e attenderne la valutazione positiva) una
    dettagliata relazione
    circa le specifiche e modalità della semina, indispensabile per poter valutare l’impatto per la salute umana, ambientale ed agronomico e per escludere anche rischi di contaminazioni di altre coltivazioni convenzionali e Bio (motivazione totalmente in linea con Direttive, Raccomandazioni e Sentenze europee.).

    Sulla base dei punti a) e b) sopra discussi, secondo l’Associazione NOGM che rappresento, la semina di Fidenato, oltretutto realizzata in modo spettacolare e provocatorio,
    avrebbe potuto e dovuto essere impedita, sia dalle Autorità governative nazionali, sia da quelle regionali. A prescindere comunque da questo ragionamento, l’infondatezza della preoccupazione sulla non retroattività del recente Decreto interministeriale… è pienamente documentata dal TESTO letterale del suo articolo 1, dove si parla NON di “SEMINA”, bensì di “COLTIVAZIONE”, la quale comprende TUTTE LE FASI del ciclo vitale della pianta… fino alla raccolta e, quindi, ANCHE L’ATTUALE FASE DI COLTIVAZIONE in cui si trovano le piante di mais seminate da Fidenato… che DOVREBBERO PERCIO’ ESSERE RIMOSSE E BONIFICATE!!
  2. La mancanza, nell’attuale Decreto interministeriale, di alcun riferimento ai rischi apportati dal mais mon 810 alla salute umana… impedirebbe ogni intervento della regione FVG.
    Fermo restando che la lacuna è reale e dovuta quasi sicuramente alla "peoccupazione" di non attivare un'argomentazione che andrebbe a incidere anche sulle importazione di OGM,
    è però chiaramente citato e documentato un rischio per l’ambiente e la biodiversità, coerentemente con quanto richiesto dagli articoli 34 del Regolamento 1829/2003 e 53 del regolamento 178/2002 per attivare la procedura di emergenza sulla quale è imperniato il Decreto interministeriale.
  3. Il divieto di coltivazione istituito dal Decreto interministeriale è limitato al mais mon 810 e, a fronte di questo, non ci sarebbe invece certezza della varietà di mais ogm realmente seminata da Fidenato. Questa considerazione, unita all’affermazione secondo cui esisterebbero altre varietà di mais ogm registrate presso il registro varietale comune europeo e autorizzate alla coltivazione, mi è stata presentata come una delle motivazioni principali che impedirebbero alla regione FVG di emettere alcuna ordinanza per la bonifica del campo seminato da Fidenato (dovremmo dire “campi” seminati, includendo anche quello di Mereto di Tromba).Non nascondo che inizialmente, tale argomentazione per me inaspettata e sconosciuta, mi ha disorientato non poco, perché avevo sempre letto e sentito parlare, a tutti i livelli, che in Europa c'erano solo due specie autorizzate alla coltivazione: la patata Amflora, peraltro abbandonata dalla Baasf e, appunto il mais mon 810.
    Però, da controlli da me effettuati sul registro europeo http://ec.europa.eu/food/dyna/gm_register/index_en.cfm
    la notizia sembrerebbe infondata.
    Infatti, nell'indice del Registro europeo di ogm, ho riscontrato che
    SOLO il mon 810 è riportato come "autorizzato alla semina", mentre nella scheda degli altri c'è scritto "esclusa la coltivazione"… salvo per il  Mais T25 ACS-ZMØØ3-2 della Bayer (resistente al glufosinato) di cui non è evidenziata né l’esclusione alla coltivazione, né la specifica e ben evidenziata autorizzazione presente invece nella scheda del mon 810.       
    In ogni caso, a prescindere da un opportuno approfondimento relativo  al tipo di autorizzazione del mais T25, non è certo questa la varietà seminata da Fidenato, il quale   ha sempre parlato pubblicamente dell’intenzione di seminare mais resistente alla piralide e specificamente della varietà mon 810, acquistato da lui o dal sedicente Movimento Libertario.
    A conferma di quanto dichiaro, riporto un passaggio di un articolo di LEONARDO FACCO pubblicato lo scorso anno sul loro sito, in cui si annunciava pubblicamente:
    Ieri sono arrivati e sono stati stoccati in diversi magazzini di Lombardia, Veneto, Emilia e Friuli. Sto parlando di 52.000 sacchi di sementi di mais MON 810, quello iscritto al catalogo varietale europeo e seminabile in Europa ed in Italia.”http://www.movimentolibertario.com/2012/09/6928/
    Oltretutto, se proprio questo fosse il dubbio… non credo mancherebbero norme giuridiche che, a fronte di un serio rischio per l’ambiente, possano imporre il prelievo di un campione di mais da far analizzare in laboratorio!

Quindi, sulla base di quanto sopra esposto e in ossequio alla normativa nazionale ed europea... se la Regione FVG volesse intervenire con un’ordinanza di bonifica dei campi del Vivaro e di Mereto di Tromba , sarebbe del tutto possibile giuridicamente farlo.
Strettamente collegata a questa eventuale decisione, ci sarebbe l’esigenza di attivare una seria indagine sia per
accertare la reale entità della partita originaria di mais ogm acquistata da Fidenato e/o da Movimento Libertario, sia per verificare le affermazioni, pubblicate a fine luglio nel loro sito, riguardante affitti stipulati da Fidenato "di centinaia di ettari" in ciascuna delle regioni: Friuli, Veneto e Lombardia, per un totale di... migliaia di ettari!!

Ecco il brano dell’articolo: “…Bene ha, dunque, fatto Giorgio Fidenato ad affittare – nei mesi scorsi – centinaia di ettari di terreni in Friuli, Lombardia e Veneto, dove stanno crescendo migliaia di ettari di mais sano e biotecnologico…” http://www.movimentolibertario.com/2013/07/rieccoli-i-nazi-comunisti-distruggono-un-campo-di-fidenato/

Concludo riportando la nota del MIPAAF sopra citata.

Rimanendo a disposizione per ogni chiarimento e/o approfondimento, porgo

Cordiali saluti

Dott. Franco Trinca

Presidente Associazione NOGM

Nota del MIPAAF: In relazione alla possibilità di porre a coltura, nel nostro Paese, sementi geneticamente modificate senza alcuna forma di autorizzazione, il ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali precisa che, alla luce e nel rispetto della sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea del 6 settembre 2012 e di quella del 18 maggio 2013, il diritto di coltivare organismi geneticamente modificati deve convivere con il diritto dello Stato di condizionare la coltivazione ad adeguate misure di coesistenza con l’agricoltura tradizionale o biologica, al fine di evitare ogni possibile commistione di tali produzioni e conseguenti danni economici.

Tale principio è stato affermato sia nella sentenza del settembre 2012 sia nella recente sentenza del 2013, che ha più volte sottolineato la possibilità per gli Stati membri di adottare misure di coesistenza. L’Italia fin dal 2001 con il d.lgs. 212, ha optato per l’adozione di misure di coesistenza fondate su ragioni economiche.
Tale scelta, espressa dall’art. 1 del decreto 212, mai posta in discussione dalle citate sentenze, è ancora oggi in vigore. Ciò premesso, nel rispetto del diritto di scelta dei coltivatori di continuare a produrre tradizionalmente o secondo i protocolli biologici oppure con sementi geneticamente modificate, e quello dei consumatori di scegliere liberamente e consapevolmente alimenti prodotti con Ogm o senza, la legittimità della messa a dimora di sementi geneticamente modificate continua ad essere subordinata alla verifica che le concrete condizioni di tale coltivazione siano idonee ad evitare la commistione con le altre produzioni.

Tale verifica - concluda in Ministero - non può che avvenire ad istanza del produttore interessato, previa comunicazione di tutti gli elementi informativi relativi alla localizzazione delle produzioni e alle tecniche di difesa dalla commistione che si intendono adottare. Solo in seguito alla positiva valutazione, la messa a dimora è legittima e come tale consentita. In ogni caso il Ministero, anche in accordo con le autorità regionali, disporrà tutti i controlli del caso.


giovedì 8 agosto 2013

CAMPAGNA TERRA BENE COMUNE

 
I perché di una campagna

A livello globale, dal 2008 ad oggi, il processo di accaparramento di terre da parte di imprese multinazionali, governi stranieri, nuovi attori finanziari pubblici e privati ha subìto una forte accelerazione a causa della convergenza tra crisi finanziaria, alimentare, energetica e climatica, portando alla trasformazione della terra, tradizionalmente non un tipico bene d’investimento, in una risorsa fondamentale su cui prendere il controllo il più velocemente possibile.

La terra è sotto attacco da vari fronti. Le ragioni per cui viene presa sono le più svariate: per coltivare cibo o agrocombustibili su scala industriale, per installarvi impianti estrattivi, produttivi o di smaltimento, per costruire dighe o altre infrastrutture, per sviluppare turisticamente una zona, per espandere città, per occuparla militarmente con scopi geopolitici o semplicemente per possederla a garanzia di altri rischi.

Indipendentemente dagli obiettivi, le comunità a cui è impedito l’accesso alla terra vengono private dei loro mezzi di sostentamento, oltre che della sovranità sui propri territori e quindi del diritto di gestire autonomamente le risorse da cui dipendono. Di conseguenza, le economie locali vengono compromesse, il tessuto socio-culturale e la stessa identità di un territorio sono messe a repentaglio: attraverso la cessione di una risorsa vitale alla speculazione l’interesse privato finisce con l’essere messo al di sopra del bene comune.

In Italia questo processo, già in atto da tempo attraverso la concentrazione della terra in grandi proprietà, attraverso le speculazioni edilizie e la cementificazione selvaggia, la realizzazione di infrastrutture e grandi opere di dubbia utilità, ha subìto una ulteriore accelerazione con l’art.66 del decreto Salva Italia che prevede, tra le altre cose, la vendita dei terreni agricoli demaniali, che prima venivano concessi in uso ai contadini e oggi rischiano di essere svenduti ai privati. Per farlo è stato annunciato il coinvolgimento della Cdp – la Cassa Depositi e Prestiti nella valutazione e nella vendita. La Cdp, per un secolo e mezzo garante a tasso agevolato degli investimenti degli enti locali, dal 2003 è divenuta Spa ed ha ceduto parte del capitale societario a fondazioni bancarie, divenendo e comportandosi a tutti gli effetti come una banca commerciale privata.
 
 
Di fronte all’ ennesimo tentativo di imporre le logiche del mercato e del profitto sulla gestione collettiva dei beni comuni, la rete Genuino Clandestino lancia la campagna TERRA BENE COMUNE, contro lo sfruttamento, la devastazione ed il saccheggio di tutte le terre, private o demaniali che siano, in difesa delle comunità locali, a fianco di coloro che difendono la sovranità alimentare.



* * *

Diciamo NO:
 
  • alla vendita delle terre pubbliche ivi compresi i terreni demaniali e quelli agricoli soggetti ad uso civico;
  • all’espansione del modello di produzione agroindustriale e l’utilizzo di sementi OGM;
  • all’ulteriore consumo  di suolo tramite cementificazione, grandi opere, infrastrutture, speculazione edilizia;
  • al cambio di destinazione d’uso dei terreni agricoli e alla trasformazione di fatto della destinazione agro-silvo-pastorale degli usi civici
 
Diciamo SI:

  • alla gestione delle terre pubbliche da parte delle comunità locali,  secondo forme decise a livello territoriale e in modo autonomo,  lontano da logiche privatistiche, lobbistiche e di concentrazione nelle mani di pochi;
  • alla messa a disposizione di terreni e beni agricoli di proprietà degli enti pubblici per “progetti di neo-ruralità”, attraverso rapporti agevolati e di lunga durata, il sostegno privilegiato a progetti di agricoltura comunitaria, sociale, organica e di sussistenza, ed il riconoscimento del diritto di abitare la terra;
  • all’agricoltura contadina che salvaguarda il patrimonio agro alimentare, presidia e tutela il territorio, produce cibo sano rispettando i cicli naturali, conserva la biodiversità e in generale rispetta la terra, l’ambiente e gli equilibri sociali propri di ogni comunità;
al mantenimento della vocazione agricola alimentare della terra,su cui innescare percorsi partecipati di coinvolgimento delle comunità locali, per assicurare a tutti un cibo sano e culturalmente adeguato, garantire l’accesso alla terra ai contadini, permettere l’autodeterminazione locale delle produzioni e al contempo rafforzare le economie locali, fatte di relazioni e percorsi condivisi tra i produttori e co-produttori (cittadini) al cui centro vi sono la tutela dell’ambiente e l’equità sociale;
  • alla costruzione di un’alleanza fra movimenti urbani, movimenti rurali e singoli cittadini, che sappia riconnettere città e campagna e sostenere le comunità locali in lotta contro la distruzione del loro ambiente di vita.


 
TERRA BENE COMUNE!
 
NO alla vendita delle terre pubbliche
SI alla custodia e cura dei beni comuni
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 

venerdì 2 agosto 2013

Chiamata della VI Conferenza di Via Campesina - Jakarta 9-13 Giugno

 (traduzione di Antonio Lupo)

 Noi, La Via Campesina, veniamo ad estendere il nostro appello urgente a
tessere, filo per filo, l'unità globale tra le organizzazioni del campo e della città per prendere
un ruolo attivo, propositivo e decisivo nella costruzione di una nuova
società basata sulla sovranità alimentare, la giustizia e l'uguaglianza. Ci
toviamo qui chiamati dallo spirito dei nostri amici e dirigenti e di tutti
coloro, il cui coraggio e impegno con le nostre lotte, ci ispirano.

La Via Campesina, un movimento internazionale che riunisce più di 200
milioni di contadine e contadini, popoli indigeni, pescatori, raccoglitori,
i lavoratori agricoli. Con la creatività delle donne e l'entusiasmo dei
nostri giovani provenienti da 183 organizzazioni e 88 paesi.

Siamo in Asia, dove vive la maggior parte dei contadini del mondo, per
festeggiare i nostri primi venti anni di lotta.

Abbiamo iniziato il nostro cammino a Mons (Belgio) nel 1993 e abbiamo
articolato la nostra visione radicale della sovranità alimentare nel 1996 a
Tlaxcala (Messico), arrivando a riposizionare i contadini, uomini e donne
come attori sociali al centro dei processi di resistenza all'agenda del
commercio neoliberale e nella costruzione di alternative.

I popoli della terra sono attori essenziali nella costruzione, non solo di
un modello agricolo diverso, ma anche di un mondo giusto , differente ed
egualitario.

Siamo noi, donne e uomini, che nutriamo l'umanità e abbiamo cura della
natura.

Le generazioni future dipendono da noi per la cura per la terra.

Oggi più che mai, un altro mondo è urgente e necessario. La distruzione del
nostro mondo attraverso l'eccessivo sfruttamento e spoliazione dei popoli e
l'appropriazione di beni naturali stanno producendo la attuale crisi
climatica e profonde disuguaglianze che minacciano l'umanità nel suo insieme
e la vita stessa. La Via Campesina dice un sonoro NO a questa distruzione
promossa dalle corporazioni multinazionali .

Noi stiamo costruendo nuove relazioni tra gli esseri umani e la natura
basate sulla solidarietà, la cooperazione e la complementarietà.

Al centro della nostra lotta è la formulazione di un'etica per la vita che
attraversa tutte le nostre azioni e le ricerche. La Via Campesina si è
impegnata a dare visibilità alle lotte locali in tutto il mondo, assicurando
che vengano interpretate in una prospettiva internazionale e contribuisce a
coinvolgerli in un grande movimento globale per la sovranità alimentare, il
cambiamento sociale e l'autodeterminazione dei popoli del mondo.

Facciamo appello a tutte le nostre organizzazioni, i nostri alleati e amici,
amiche, sorelle e fratelli nella lotta, e di tutti coloro impegnati per un
futuro migliore insieme a continuare a camminare insieme rifiutando l'agenda
della "Economia Verde” e continuando a costruire la Sovranità Alimentare.




Le nostre lotte

Sovranità Alimentare Ora - Trasformare il mondo

La sovranità alimentare è il cuore della lotta per un progetto di giustizia
sociale che comprende attualmente ampi settori del campo e della città.

La sovranità alimentare è il diritto fondamentale di tutti i popoli, nazioni
e stati di controllare il loro cibo e sistemi alimentari e decidere le
proprie politiche, assicurando a ognuno cibo di qualità, adeguato, a prezzi
accessibili, nutriente e culturalmente appropriato.

Ciò comprende il diritto dei popoli a definire le loro forme di produzione,
uso e intercambio sia a livello locale che internazionale.

Nel corso degli ultimi due decenni, la nostra visione della sovranità
alimentare ha ispirato una generazione di attivisti impegnati per il
cambiamento sociale.

La nostra visione del mondo implica una rivoluzione agricola, che signica
profonde trasformazioni agricole, socio-economiche e politiche. La sovranità
alimentare ha sottolineato l'importanza cruciale della produzione locale e
sostenibile, il rispetto dei diritti umani, prezzi equi per i prodotti
alimentari e l'agricoltura, il commercio equo tra paesi e la salvaguardia
dei nostri beni comuni, contro la privatizzazione.

Oggi ci troviamo di fronte alla più grande crisi della nostra storia ed essa
è una crisi sistemica.

Le crisi alimentare, del lavoro, energetica, economica, climatica,
ecologica, etica, sociale, politica e istituzionale stanno portando al
collasso in molte parti del mondo.

Contemporaneamente la crisi energetica peggiora di giorno in giorno di
fronte all'esaurimento dei combustibili fossili e si confronta con false
soluzioni che vanno dagli agro-carburanti all'energia nucleare, che ha
dimostrato di essere una delle più grandi minacce alla vita sulla terra.




Rifiutiamo il capitalismo, che in questo periodo è caratterizzato da un
flusso aggressivo del capitale finanziario e speculativo verso l'agricoltura
industriale, la terra e la natura.

Questo ha generato un immenso accaparramento di terre, l'espulsione dei
contadini dalle loro terre, la distruzione di villaggi, comunità, culture e
i loro ecosistemi, creando migrazioni e disoccupazione di massa. Questo
genera masse di migranti economici e rifugiati climatici e disoccupati,
aumentando le disuguaglianze esistenti.

Le multinazionali in collusione con governi e istituzioni internazionali
stanno imponendo, con il pretesto della Green Economy, monocolture OGM, le
megaminiere, le grandi piantagioni forestali, l'imposizione di colture di
biocarburanti, la costruzione di grandi dighe, il fracking e i gasdotti o la
privatizzazione dei nostri mari, fiumi, laghi e dei nostri boschi. La
Sovranità alimentare strappa il controllo sopra i nostri beni comuni,
restituendoli nelle mani delle comunità.

La Agroecologia è la nostra scelta per il presente e per il futuro




La Produzione di alimenti basata sull'agricoltura contadina, la pastorizia e
la pesca è ancora la principale fonte di cibo nel mondo. L'agricoltura
contadina basata sull'agroecologia è un sistema sociale ed ecologico
costituito da una grande varietà di tecniche e tecnologie adeguate ad ogni
cultura e geografia.

L'Agroecologia elimina la dipendenza dai pesticidi; rifiuta la produzione
animale industrializzata, utilizza energie rinnovabili, assicura una
alimentazione sana e abbondante, si basa su conoscenze tradizionali e
ripristina la salute e l'integrità del territorio. La produzione alimentare
in futuro sarà basato su un numero crescente di persone che produrranno
alimenti in una forma diversa e resiliente.




L'Agroecologia protegge la biodiversità e raffredda il pianeta.

Il nostro modello di agricoltura non solo può nutrire tutta l'umanità, ma è
anche il modo di fermare l'avanzata della crisi climatica raffreddando il
pianeta attraverso la produzione locale in armonia con le nostre foreste,
alimentando la biodiversità e la reincorporazione di materia organica nei
suoi cicli naturali.




Giustizia Sociale e climatica e la solidarietà

Nella misura in cui avanziamo e costruiamo, a partire dalla nostra diversità
culturale e geografica, il nostro movimento per la Sovranità alimentare si è
rafforzato integrando la giustizia e l'uguaglianza sociale. Praticando la
solidarietà rispetto alla concorrenza, rifiutiamo il patriarcato, il
razzismo, l'imperialismo e lottiamo per le società democratiche e
partecipative, libere dallo sfruttamento di donne, bambini, uomini o della
natura.

Chiediamo giustizia climatica già ora.

Coloro che soffrono maggiormente di questo caos climatico e ecologico non
sono coloro che lo hanno causato. Le false soluzioni della green economy per
continuare la crescita capitalista stanno peggiorando la situazione.

Si crea un debito ecologico e climatico che deve essere corretto. Pertanto
chiediamo l'arresto immediato dei meccanismi del mercato del carbonio,
geoingegneria, REDD e dei biocarburanti.

Riaffermiamo la necessità e il nostro impegno a lottare continuamente contro
le multinazionali, agendo tra l'altro, boicottando i loro prodotti e
rifiutando di cooperare con le loro prassi operative. I Trattati di Libero
Commercio e gli accordi di investimento hanno creato condizioni di estrema
vulnerabilità e di ingiustizia per milioni. L'attuazione di questi trattati
produce violenza, militarizzazione e criminalizzazione della resistenza.
Un'altra tragica conseguenza di essi è la creazione di una grande massa di
migranti sottopagati, con lavori insicuri e malsani e violazioni dei diritti
umani e discriminazione.

La Via Campesina è riuscita a collocare i diritti dei contadini all'ordine
del giorno del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite e chiamiamo i
governi ad attuarli.

La nostra lotta per i diritti umani è al cuore della solidarietà
internazionale e include la protezione dei diritti e sociale dei contadini
migranti e dei lavoratori alimentari .




Le lotte per il diritto alla terra, al cibo, al lavoro dignitoso, contro la
distruzione della natura, sono criminalizzate. Sono centinaia i compagni che
sono stati uccisi negli ultimi anni , molti minacciati o perseguitati e
imprigionati, spesso con il sostegno o complicità delle autorità pubbliche.




Un mondo senza violenza e discriminazione contro le donne




La nostra lotta è per costruire una società basata sulla giustizia,
l'uguaglianza e la pace.

Esigiamo il rispetto di tutti i diritti delle donne. Rifiutando il
capitalismo, il patriarcato, la xenofobia, l'omofobia e la discriminazione
basata su motivi razziali, etnici, riaffermiamo il nostro impegno a
raggiungere la piena parità tra gli uomini e le donne e i loro diritti ad
una piena uguaglianza.

Ciò richiede la fine di tutte le forme di violenza contro le donne,
domestica, sociale e istituzionale, sia nelle aree rurali che in quelle
urbane.

La nostra Campagna contro la violenza contro le donne è al centro delle
nostre lotte.




Pace e smilitarizzazione

Viviamo un aumento di conflitti e guerre per la proprietà, la proliferazione
di basi militari e la criminalizzazione della resistenza. La violenza è
intrinseca a questo sistema capitalista mortale basato sulla dominazione,
sfruttamento e saccheggio.

Siamo impegnati al rispetto, la dignità e la pace.




Ci addolorano e fanno onore le centinaia di contadini che sono stati
minacciati, perseguitati, imprigionati, uccisi per le loro lotte.

Continueremo ad esigere che rendano conto e siano puniti coloro che violano
i diritti umani ei diritti della natura. Chiediamo l'immediato rilascio di
tutti i prigionieri politici.




Terra e Territori

Difendiamo una Riforma Agraria integrale che offra il pieno diritto sulla
Terra, riconosca i diritti legali dei popoli indigeni sui loro territori,
assicuri alla comunità di pescatori l'accesso e il controllo delle zone e
degli ecosistemi di pesca e riconosca l'accesso e il controllo delle terre e
delle vie di migrazione dei pastori.

Questo è l'unico modo per garantire un futuro per i giovani delle aree
rurali.

La riforma agraria globale, vista come una massiccia distribuzione della
terra con le risorse di supporto per la produzione e mezzi di sussistenza,
deve garantire un accesso permanente ai giovani, alle donne, ai disoccupati,
ai senza terra, per dare complemento alle piccole aziende , agli sfollati e
a tutti coloro che intendono partecipare alla produzione su piccola scala di
prodotti alimentari agro-ecologici.

La terra non è una merce.

Le leggi esistenti devono essere rafforzate e si devono crearne nuove per
proteggerci dalle speculazioni e un quadro giuridico per evitare
speculazioni e accaparramento.

Continueremo la nostra lotta per difendere le terre e territori.




Semi, beni comuni e acqua

I semi, il cuore della Sovranità Alimentare, li esaltiamo con il principio
“Semi Patrimonio dei Popoli al Servizio dell'Umanità”, ribadito oggi da
centinaia di organizzazioni in tutto il mondo. La nostra sfida è ora quella
di continuare a tenere i nostri semi vivi nelle mani delle nostre comunità,
moltiplicandoli nel contesto dei nostri sistemi di produzione agricola.

Continueremo la lotta contro l'appropriazione indebita di essi attraverso
varie forme di proprietà intellettuale e la loro distruzione per mezzo di
manipolazione genetica e di altre nuove tecnologie. Ci opponiamo ai
pacchetti tecnologici che combinano gli OGM con l'uso massiccio di
pesticidi.

Stiamo ora combattendo le leggi sui semi che sono privatizzati e mercificati
dalla mano degli interessi delle corporazioni.

Continueremo a combattere i transgenici e a lottare per un mondo libero
dagli OGM.

I cicli di vita scorrono attraverso l'acqua, ed essa è una parte essenziale
degli ecosistemi e la vita. L'acqua è un bene comune e come tale deve essere
protetto.




Costruendo dalle nostre forze




La nostra grande forza è la creazione e il mantenimento dell'unità nella
diversità.

Abbiamo una visione del mondo inclusiva, spaziosa, pratica, radicale e piena
di speranza come un invito a unirci nella trasformazione della nostra
società e nella protezione della Madre Terra.




• Le mobilitazioni popolari, il confronto con i potenti, la resistenza
attiva, l'internazionalismo, l'impegno con i movimenti di base locali sono
essenziali per arrivare a cambiamenti sociali effettivi.

• Nella nostra lotta eroica per la Sovranità alimentare continueremo a
costruire alleanze essenziali con i movimenti sociali così come con i
lavoratori urbani e delle periferie, con i migranti, con coloro che
combattono le mega miniere e le mega dighe, tra le altre cose.

• I nostri strumenti principali sono la formazione, l'educazione e la
comunicazione. Stiamo promuovendo lo scambio di conoscenze accumulate fino
ad oggi con i contenuti e le metodologie di formazione culturale, politica e
ideologica e tecnica; moltiplicando le nostre scuole e le esperienze
educative delle nostre basi e lo sviluppo dei nostri strumenti di
comunicazione dalle nostre basi.

• Ci impegniamo a creare spazi speciali per potenziare la nostra gioventù.

La nostra più grande speranza per il futuro è la passione, l'energia e
l'impegno dei nostri giovani articolati nei giovani del nostro movimento.




Lasciamo questa VI Conferenza Internazionale di Via Campesina dando il
benvenuto alle nuove organizzazioni che hanno aderito alla Via Campesina,
sicuri delle nostre forze e pieni di speranze per il futuro.




Per la terra e la sovranità dei nostri popoli! Con la solidarietà e la
lotta!

Jakarta 12 Giugno 2013