Consumo del suolo, Catania: invertire la rotta, cambiando il modello di sviluppo del Paese
(24/07/2012)
"Ogni
giorno 100 ettari di terreno vanno persi, negli ultimi 40 anni parliamo
di una superficie di circa 5 milioni. Siamo passati da un totale di
aree coltivate di 18 milioni di ettari a meno di 13. Sono dati che
devono farci riflettere sul fatto che il problema del consumo del suolo
nel nostro Paese deve essere una priorità da affrontare e contrastare.
In un quadro come quello italiano, che da questo punto di vista non è
assolutamente virtuoso, dobbiamo invertire la rotta di un trend
gravissimo che richiede un intervento in tempi rapidi. Serve una
battaglia di civiltà, per rimettere l'agricoltura al centro di quel
modello di sviluppo che vogliamo dare al nostro Paese. Non penso,
naturalmente, a un ritorno a un paese agreste, ma immagino uno Stato che
rispetti il proprio territorio e che salvaguardia le proprie
potenzialità. Noi usciremo vincenti da questa crisi se lo faremo con un
nuovo modello di crescita che passa necessariamente attraverso questi
temi. Sono spesso, infatti, proprio questi passaggi difficili quelli
utili a dare una svolta".
Lo ha detto il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Mario Catania, nel corso dell'evento "Costruire il futuro: difendere l'agricoltura dalla cementificazione", organizzato dal Mipaaf
presso la Biblioteca della Camera dei Deputati a Palazzo San Macuto. Al
convegno, nel corso del quale il Ministro Catania ha presentato un
disegno di legge sul tema, hanno partecipato come relatori Sergio Rizzo,
giornalista del Corriere della Sera, e Carlo Petrini, fondatore di
"Slow Food".
"Nel corso della storia - ha spiegato il Ministro
Catania - si sono alternate epoche in cui la campagna ha vissuto dei
momenti di splendore e dei momenti di abbandono. Ma erano fasi
fisiologiche, determinate dal progresso. In epoca recente, in questa
alternanza, si è inserito un fattore che ha reso il consumo del suolo un
processo irreversibile: la cementificazione. È un fenomeno che ha un
impatto fortissimo sulle aree agricole del nostro Paese, ma diventa
ancora di più preoccupante quando lo vediamo concentrato in quelle zone
altamente produttive, ad esempio sulle pianure. È qualcosa di devastante
sia per l'ambiente sia per l'impresa agricola, con effetti negativi sul
volume della produzione. La sottrazione di superfici alle coltivazioni
abbatte la produzione agricola, ha un effetto nefasto sul paesaggio e,
di conseguenza, sul turismo".
"Tutto ciò - ha aggiunto il
Ministro - avviene in un Paese come il nostro dove il livello di
approvvigionamento è molto basso, dato che almeno il 20 per cento dei
consumi nazionali è coperto dalle importazioni. Qual è il nostro
compito? Dobbiamo aggredire le cause di questo processo, serve una nuova
visione economica, un diverso modello di sviluppo. Bisogna anche
contrastare l'aggressività di alcuni poteri forti, l'assenza di regole,
dobbiamo modificare una certa cecità della politica, introducendo un
cambiamento normativo nel meccanismo di spesa degli oneri di
urbanizzazione che vanno nelle casse dei Comuni. Purtroppo, su questo
aspetto, ancora manca una visione complessiva da parte di molti. Questa
battaglia - ha spiegato Catania - è invece talmente importante che non
la si vince con la singola iniziativa isolata, ma lavorando insieme,
attraverso suggerimenti e il dialogo".
Petrini, nel corso del suo
intervento, ha spiegato: "Dobbiamo riuscire a cogliere il senso di
questa proposta, che non deve essere solo riconducibile alla dimensione
di un Ministero, ma deve porsi come un'indicazione sul modello di
sviluppo che riguarda l'intero sistema-paese, che dovrebbe essere
sensibile a una riflessione di questo tipo. L'Italia - ha sottolineato
Petrini - è sotto lo schiaffo di una situazione speculativa di
proporzioni inimmaginabili, c'è bisogno che tutti avvertano la necessità
di cambiare l'attuale paradigma produttivo. Noi paghiamo poco gli
agricoltori, ma quando perderemo i veri presidi da loro costituiti, e ce
ne renderemo conto, sarà troppo tardi. Nel nostro Paese non c'è la
responsabilità di sapere cosa fa un agricoltore, mentre tutti dovrebbero
sapere che non coltiva solo i frutti della terra, ma preserva
l'ecosistema, la tutela del paesaggio, la memoria storica. L'agricoltura
va al di là della semplice produzione di cibo".
Rizzo ha
aggiunto: "I Padri costituenti avevano già capito tutto, tanto è vero
che in uno degli articoli fondamentali della Carta avevano introdotto la
tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della
Nazione. Il nostro Paese non ha riserve di gas, non ha giacimenti di
petrolio, non ha miniere di diamanti, ma ha un paesaggio unico. E invece
che far leva su questo spesso si pensa a cementificare il territorio.
Ci sono - ha spiegato Rizzo - aree dell'Italia dove a una bassa crescita
demografica si associa un alto tasso di cementificazione. C'è qualcuno
che ha detto che 'dai campi di sterminio siamo passati allo sterminio
dei campi'. Dobbiamo rendercene conto e capire che si può ripartire
dalla terra. Un governo che abbia un senso di quello che, da questo
punto di vista, può dare il Paese deve proporre un piano straordinario
di rivalutazione ambientale".
fonte Mipaaf
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