I perché di una campagna
A livello globale, dal 2008 ad oggi, il processo di accaparramento di terre da parte di imprese multinazionali, governi stranieri, nuovi attori finanziari pubblici e privati ha subìto una forte accelerazione a causa della convergenza tra crisi finanziaria, alimentare, energetica e climatica, portando alla trasformazione della terra, tradizionalmente non un tipico bene d’investimento, in una risorsa fondamentale su cui prendere il controllo il più velocemente possibile.
La terra è sotto attacco da vari fronti. Le ragioni per cui viene presa sono le più svariate: per coltivare cibo o agrocombustibili su scala industriale, per installarvi impianti estrattivi, produttivi o di smaltimento, per costruire dighe o altre infrastrutture, per sviluppare turisticamente una zona, per espandere città, per occuparla militarmente con scopi geopolitici o semplicemente per possederla a garanzia di altri rischi.
Indipendentemente dagli obiettivi, le comunità a cui è impedito l’accesso alla terra vengono private dei loro mezzi di sostentamento, oltre che della sovranità sui propri territori e quindi del diritto di gestire autonomamente le risorse da cui dipendono. Di conseguenza, le economie locali vengono compromesse, il tessuto socio-culturale e la stessa identità di un territorio sono messe a repentaglio: attraverso la cessione di una risorsa vitale alla speculazione l’interesse privato finisce con l’essere messo al di sopra del bene comune.
In Italia questo processo, già in atto da tempo attraverso la concentrazione della terra in grandi proprietà, attraverso le speculazioni edilizie e la cementificazione selvaggia, la realizzazione di infrastrutture e grandi opere di dubbia utilità, ha subìto una ulteriore accelerazione con l’art.66 del decreto Salva Italia che prevede, tra le altre cose, la vendita dei terreni agricoli demaniali, che prima venivano concessi in uso ai contadini e oggi rischiano di essere svenduti ai privati. Per farlo è stato annunciato il coinvolgimento della Cdp – la Cassa Depositi e Prestiti nella valutazione e nella vendita. La Cdp, per un secolo e mezzo garante a tasso agevolato degli investimenti degli enti locali, dal 2003 è divenuta Spa ed ha ceduto parte del capitale societario a fondazioni bancarie, divenendo e comportandosi a tutti gli effetti come una banca commerciale privata.
Di fronte all’ ennesimo tentativo di imporre le logiche del mercato e del profitto sulla gestione collettiva dei beni comuni, la rete Genuino Clandestino lancia la campagna TERRA BENE COMUNE, contro lo sfruttamento, la devastazione ed il saccheggio di tutte le terre, private o demaniali che siano, in difesa delle comunità locali, a fianco di coloro che difendono la sovranità alimentare.
* * *
Diciamo NO:
- alla vendita delle terre pubbliche ivi compresi i terreni demaniali e quelli agricoli soggetti ad uso civico;
- all’espansione del modello di produzione agroindustriale e l’utilizzo di sementi OGM;
- all’ulteriore consumo di suolo tramite cementificazione, grandi opere, infrastrutture, speculazione edilizia;
- al cambio di destinazione d’uso dei terreni agricoli e alla trasformazione di fatto della destinazione agro-silvo-pastorale degli usi civici
Diciamo SI:
- alla gestione delle terre pubbliche da parte delle comunità locali, secondo forme decise a livello territoriale e in modo autonomo, lontano da logiche privatistiche, lobbistiche e di concentrazione nelle mani di pochi;
- alla messa a disposizione di terreni e beni agricoli di proprietà degli enti pubblici per “progetti di neo-ruralità”, attraverso rapporti agevolati e di lunga durata, il sostegno privilegiato a progetti di agricoltura comunitaria, sociale, organica e di sussistenza, ed il riconoscimento del diritto di abitare la terra;
- all’agricoltura contadina che salvaguarda il patrimonio agro alimentare, presidia e tutela il territorio, produce cibo sano rispettando i cicli naturali, conserva la biodiversità e in generale rispetta la terra, l’ambiente e gli equilibri sociali propri di ogni comunità;
al mantenimento della vocazione agricola alimentare della terra,su cui innescare percorsi partecipati di coinvolgimento delle comunità locali, per assicurare a tutti un cibo sano e culturalmente adeguato, garantire l’accesso alla terra ai contadini, permettere l’autodeterminazione locale delle produzioni e al contempo rafforzare le economie locali, fatte di relazioni e percorsi condivisi tra i produttori e co-produttori (cittadini) al cui centro vi sono la tutela dell’ambiente e l’equità sociale;
- alla costruzione di un’alleanza fra movimenti urbani, movimenti rurali e singoli cittadini, che sappia riconnettere città e campagna e sostenere le comunità locali in lotta contro la distruzione del loro ambiente di vita.
TERRA BENE COMUNE!
NO alla vendita delle terre pubbliche
SI alla custodia e cura dei beni comuni
Nessun commento:
Posta un commento